IL PRIMO INCONTRO: L’INIZIO DELLA COMUNICAZIONE FUORI DAL PANCIONE

L’essere umano fin dalla nascita sa fare molte cose, solo apparentemente elementari: reagire con movimenti riflessi a stimoli che arrivano dall’esterno, percepire il mondo intorno a sé, piangere.
Ma il neonato sa interagire con chi si prende cura di lui in molti modi diversi.
Competenze dei neonati
I bambini sono predisposti all’incontro con un altro essere umano, e hanno una grande sensibilità a cogliere segnali comunicativi specifici.
I neonati sono in possesso di conoscenze che permettono di avviare, mantenere e modulare gli scambi interattivi. Come ad esempio la capacità di orientarsi verso l’adulto.
La relazione con l’adulto è indispensabile per la sopravvivenza sia fisica che psichica del bambino, ed è ciò che dà significato alle esperienze del bambino, al suo stare nel mondo.
Il primo incontro
Quando il bambino nasce, incontra la mamma per la prima volta nel mondo esterno, dopo aver trascorso 9 mesi nel suo ventre. Di solito mamma e neonato sono pronti per incontrarsi, e il cambiamento ormonale favorisce questo incontro.
Il cordone ombelicale che pulsa ancora immediatamente dopo la nascita fa da ponte tra il prima e il dopo. Il bambino desidera un contatto immediato con la madre e ne ha bisogno, perché è l’unica cosa che conosce. Senza di lei si sente perso nel nulla, nel vuoto. La madre dà significato a tutto.
Vediamo due importanti fasi di questo primo incontro tra madre e neonato.
Contatto pelle a pelle
Quando il bimbo, appena nato, viene subito appoggiato sul ventre della madre, rimane molto tranquillo. Il neonato che nasce da parto fisiologico può rimanere 2 ore a contatto con la mamma, rimandando a dopo bagnetto e prime cure. Questo primo periodo è importantissimo.
Non ci deve essere nulla tra la pelle del bambino e quella della mamma. Il piccolo è tranquillo e non piange, risparmia energia, la temperatura corporea è costante grazie al contatto con la mamma.
Il neonato nasce sterile, e appoggiandolo sul ventre materno viene colonizzato dai batteri buoni che vivono sulla pelle della mamma: in questo modo si crea un simile ambiente tra mamma e bambino. E può guardare la mamma negli occhi per la prima volta.
Se comunque il primo contatto non è possibile così precocemente, o se viene interrotto, si potrà recuperare in seguito.
Breast crawl (strisciare sul petto)
Appena nato, il bambino viene appoggiato sul ventre materno, e in un tempo variabile, ma solitamente entro 30 minuti, il neonato si dirige spingendosi con le gambe verso il seno materno, per attaccarsi per la prima volta al seno materno.
Non viene spinto dalla fame, ma dal bisogno di ritrovare il corpo materno e ricongiungersi ad esso. Il bambino viene guidato dall’odore del colostro, che è molto simile a quello del liquido amniotico. Cercando qualcosa di conosciuto e familiare, arriva al nuovo modo di rimanere in relazione con la madre: il seno e il latte materno.
Arriverà all’altezza del seno e deciderà a quale seno attaccarsi per primo. Questo segna l’inizio dell’allattamento al seno. Non tutti i neonati mettono in atto questa sequenza, alcuni rimandano l’approccio al seno materno.
Il rapporto con il bambino
La nascita di un bambino sano e a termine offre rassicurazione alla madre, che inizia a creare un rapporto “esterno” col bambino. Ma non è sempre così semplice e immediato, perché ci sono anche diversi tipi di perdita con cui la madre deve fare i conti:
- la perdita dello stato di gravidanza, di unione e simbiosi col bambino
- la perdita del “bambino interno” che significa perdere un compagno, quasi una parte di sé, perché il bambino veniva sentito come una parte del proprio corpo, in continua e intima connessione con la madre
- la perdita del bambino fantasticato a favore di quello reale: questa perdita può provocare difficoltà alle mamme, che si trovano di fronte ad un bambino del sesso “sbagliato”, o con caratteristiche “sbagliate”, e la madre può sentire di non essere la buona madre che immaginava, e non sentirsi all’altezza del compito. Sono sentimenti e pensieri non coscienti ovviamente, ma che possono mettere in difficoltà la neo mamma, come se non conoscesse quel bambino che ha portato dentro di sé per 9 mesi. Col tempo il bambino reale sarà accettato e conosciuto, e questi sentimenti di “stranezza” saranno accantonati.
La preoccupazione materna primaria
Dal momento del parto, la madre deve essere pronta a creare un nuovo legame e ad entrare in quel particolare stato chiamato “preoccupazione materna primaria”, cioè uno stato di “totale partecipazione” in cui la madre riesce a mettersi al posto del bambino, a tutto vantaggio della relazione.
Forse questo non accadrà immediatamente, ma prima o poi succederà e la madre potrà sentirsi veramente la mamma del proprio bambino, l’unica mamma perfetta per lui, e occuparsene nel modo migliore.
Se questo non accade, o se la neomamma sente che ci sono delle difficoltà ad accettare la condizione e il ruolo che la maternità comportano, o per qualunque altro pensiero che porti ombre sull’inizio della relazione col proprio bambino, si può provare ad affrontare il discorso con un professionista, che aiuti a comprendere ed elaborare ciò che si sente e a cui non si riesce a dare un nome.
Foto di Bruno da Pixabay
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