LE “COLICHE” DEL NEONATO

Chi non ha mai sentito parlare di coliche? Quando si parla di neonati, questa parola è spesso usata e anche abusata, quasi come se “neonato” e “coliche” fossero due fenomeni interdipendenti. Non esiste neonato senza coliche e non esistono coliche senza neonato…
Iniziamo a distinguere
Spesso, sbagliando, vengono chiamate “coliche” tutte quelle manifestazioni di pianto del neonato di cui non si capisce l’origine. È normale che un neonato abbia dei disturbi alla pancia ogni tanto, infatti il suo intestino deve imparare a lavorare correttamente. Ascoltando attentamente il proprio piccolo si può capire quando veramente si tratta di questo problema, e quando invece è tutt’altro.
In caso di vere coliche (pianto acuto e improvviso, singhiozzi, corpo rigido), si può fare qualcosa per aiutare il bambino, come massaggiarlo in senso orario, o “scuoterlo” leggermente e ritmicamente tenendolo in braccio. Risulta molto utile anche utilizzare la fascia, o anche i massaggi al pancino mentre lo si tiene a pancia sotto sul proprio avambraccio.
Ci sono bambini che non hanno mai problemi del genere, ma se capita al vostro bambino, cercate il vostro modo per aiutarlo, e il modo che lo aiuta a stare meglio. Non ci sono rimedi validi per tutti, provate diversi rimedi e alla fine, se non riuscite a trovare nulla di efficace, cercate di non allarmarvi. Tenere il vostro bimbo stretto a voi per fargli sentire che, anche se non trovate la maniera per farlo stare meglio, voi siete lì con lui e non lo lasciate solo.
I bambini sentono il contatto e la vicinanza, e per loro è molto importante, ne hanno bisogno. Nei casi più gravi, ci si può rivolgere al pediatra che potrà prescrivere dei farmaci adatti.
E se non sono coliche?
Più spesso, quando si sente parlare di coliche, si tratta in realtà di tutt’altro. Spesso non è facile distinguere queste manifestazioni dalle vere coliche, ma proviamo a fare chiarezza.
All’inizio della vita, i neonati devono assimilare così tanti stimoli nuovi che possono esserne sopraffatti. Ogni neonato ha un punto oltre il quale non può più accumulare stimoli, come un vaso già pieno in cui si versa ancora acqua. I modi che il bambino ha di dimostrare che è “pieno” sono diversi: può inarcare il corpo, distogliere lo sguardo, impallidire in volto, tenere gli occhi semichiusi, farsi venire il singhiozzo, rimettere un po’ di latte o iniziare a piangere.
Ognuno di questi segnali può voler dire che il bambino è stanco di interagire o delle cose che sta vedendo o sentendo. Alcuni bambini, per recuperare le forze, si addormentano, come per esempio quando si entra in un luogo rumoroso e affollato (es. supermercato); altri bambini piangono perché non riescono a ritrovare il loro equilibrio: in queste situazioni bisogna aiutare il piccolo, prendendo sul serio le sue reazioni e proteggendolo dai troppi stimoli.
Nervosismo serale dei primi 3 mesi
Soprattutto tra le 3 e le 12 settimane di vita, quasi tutti i bimbi hanno un momento della giornata in cui sono agitati e piangono più facilmente, di solito verso sera. Spesso il bambino si agita come se avesse male alla pancia, quindi i genitori sono portati a pensare che si tratti di coliche.
In realtà, spesso le crisi continuano perché non si tratta di reflusso o coliche, ma di una normale fase di sviluppo del sistema nervoso del bambino: attraverso il pianto, il piccolo scarica la tensione e alleggerisce il proprio sistema nervoso, ancora immaturo e sovraccarico alla fine della giornata.
Dopo lo “sfogo”, il sistema nervoso del bambino è nuovamente pronto a disporsi a ricevere stimoli per le successive 24 ore. Dopo la crisi di pianto, il bambino di solito dorme più facilmente, mangia con più regolarità (mentre prima della crisi le poppate e i periodi si avvicinano sempre di più), ha maggiori periodi di veglia in cui interagisce e gioca, e si predispone ad apprendere cose nuove.
Insomma, questo periodo può essere molto duro per i genitori, ma può essere di aiuto pensare che è una fase importante per lo sviluppo psichico del vostro piccolo, quindi… armatevi di tanta pazienza e comprensione!
Foto di PublicDomainPictures da Pixabay
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