PERDERE UN BAMBINO IN GRAVIDANZA: COME SI SUPERA?

A tante donne, purtroppo, accade. Alla prima gravidanza, ma non solo. Nel primo trimestre, ma non solo. E nonostante tutto, il dolore che segue questo evento è sempre presente e, spesso, molto intenso. Anche se la gravidanza era all’inizio, anche se si sapeva che avrebbe potuto accadere, anche se si era deciso di non dire niente a nessuno per scaramanzia.
Perché può succedere
I motivi per cui si può subìre un aborto sono diversi:
- anomalie cromosomiche o genetiche
- malformazioni congenite
- cause immunologiche
- trombofilie acquisite e congenite
- patologie di origine infettiva, di natura virale e/o batterica
- ipertensione arteriosa
- diabete materno
- sindrome dell’ovaio policistico
- fibromi uterini sottomucosi
- incontinenza cervicale
- alcuni farmaci e/o indagini radiologiche in gravidanza
- abuso di alcol e tabacco sono causa di aborto
Le conseguenze a breve e a lungo termine
Il risultato, qualunque sia stata la causa, è la perdita dello stato di gravidanza. La donna si sente svuotata, fisicamente e non sono. Prova un grande senso di colpa, e si ha spesso un momento depressivo che può risolversi in breve tempo o che può perdurare a lungo. A volte, questo dolore è presente ancora anche nelle successive gravidanze.
Ci può essere un disturbo d’ansia, o anche un disturbo da stress post-traumatico, nei casi peggiori.
Lo shock della perdita di controllo su ciò che sta avvenendo al proprio corpo genera una profonda angoscia. La donna vive un’esperienza molto scioccante, a volte anche a causa delle modalità con cui avviene il tutto, e per come viene seguita o trattata dagli operatori in quei frangenti.
Purtroppo, molte donne non ricevono ancora cure adeguate e rispettose quando il loro bambino muore durante la gravidanza. Non tutti gli operatori sono formati nel modo adeguato per trattare con una donna che sta vivendo un aborto spontaneo, e questo influisce molto sul vissuto della donna e sulla sua capacità di superarlo.
Perché si prova questo grande dolore?
Il dolore legato ad un aborto spontaneo è naturale e comprensibile, ma a volte razionalmente ci chiediamo come mai sia così forte, visto che magari la gravidanza era alle prime settimane, visto che sapevamo che poteva accadere, e visto che non avevamo ancora avuto il tempo per affezionarci alla vita che cresceva dentro di noi. Eppure, questo dolore che accomuna molte donne (il 20-30% delle gravidanze termina in questo modo, secondo alcuni recenti studi) è vero e pulsante, e può rimanere dentro di noi a lungo.
Quando la gravidanza si interrompe, con lei si interrompono tutte le aspettative e le fantasie relative sul futuro bambino, sulla famiglia, sulla vita che ci sarebbe stata. Fin dalle prime settimane di gravidanza, infatti, la coppia si carica di desideri, aspettative e fantasie sul proprio “bambino immaginario”, e inizia a costruire un legame sia fisico che mentale col bambino, fantasticando su come sarà il piccolo, come cambierà il loro stile di vita, cosa dovranno comprare, ecc..
Tutto questo si interrompe improvvisamente e quello che rimane è un grande senso di vuoto e di solitudine. La perdita di gravidanza interferisce potenzialmente con un’importante tappa dello sviluppo nella vita di una donna (e della coppia), e impatta sul suo senso di sé come donna. Potrà avere un’altra gravidanza? Probabilmente sì, ma questa prima esperienza negativa rimarrà sempre dentro di lei.
Si cerca di trovare una ragione per quanto accaduto, si ha bisogno di un motivo razionale, ma anche avere una risposta non è abbastanza, la donna si chiede perché è successo proprio a lei. Si sente sola nel suo lutto, si sente in colpa perché pensa di aver avuto comportamenti sbagliati che hanno portato all’aborto, e non vede via d’uscita.
Il senso di colpa rende il dolore ancora più intenso, perché ci si sente responsabili dell’accaduto, e si teme che qualcosa possa andare storto anche nelle successive gravidanze. Il senso di colpa è qualcosa che non ci abbandona facilmente, e rende il dolore molto più intenso.
L’ambiente esterno
La perdita di un bambino in gravidanza a causa di aborto spontaneo è ancora un argomento tabù in tutto il mondo, legato allo stigma e alla vergogna. Nella migliore delle ipotesi, si cerca di ignorarlo, visto che è una cosa che può accadere spesso. Ci si vergogna a soffrire, quando tutti dicono che succede a tante donne ed è una cosa molto comune.
Spesso l’ambiente intorno alla donna non aiuta nell’elaborazione del lutto, perché i parenti e gli amici cercano di “distrarla” e non le danno modo di sfogare i sentimenti, la rabbia e la tristezza. A volte, le voci peggiorano la situazione, dicendo che ci potranno riprovare, che capita a tante, che arriveranno altri bambini. Se per alcune donne queste rassicurazioni possono funzionare, per molte altre sono come un coltello nella piaga, e aumentano il dolore e la sofferenza.
Come si supera il lutto di un aborto spontaneo?
Il lavoro da fare sul dolore è relativo al ricordare, non al dimenticare; è un processo di internalizzazione, necessario affinché l’evento venga affrontato, accettato e superato. Il dolore, l’isolamento, la rabbia e il senso di colpa di fronte alla perdita devono essere accettati lentamente e gradualmente. Si continuerà a sentire la perdita ma non farà male come prima, come avviene per i lutti in generale. Per alcune donne e famiglie è un processo più facile, per altre meno. Dipende molto dalle risorse interne e personali di ognuno.
Alcune donne riescono a superare il momento da sole o col sostegno di alcune persone vicine a loro, ma a volte può essere di aiuto rivolgersi ad un professionista, uno psicologo o psicoterapeuta, che accompagni la donna nel suo percorso di lutto.
In queste occasioni, in terapia come anche individualmente, come sorta di “autoterapia”, può essere utile l’utilizzo di un diario, in cui la donna possa scrivere, rivivere e ricordare quello che è successo, facendo fuoriuscire tutti gli avvenimenti e le emozioni legati a quei giorni, a quei terribili momenti. Forse non si riuscirà subito a scrivere, ma quando ci si sentirà pronte, questo strumento potrebbe aiutare a rielaborare il periodo difficile e l’evento traumatico vissuto.
In tutti i casi in cui la donna non si senta in grado di affrontare da sola questo periodo, la cosa migliore da fare è cercare un aiuto competente, per sé e per la propria famiglia.
Foto di Volker Pietzonka da Pixabay
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